Da Savile Row allo Yorkshire: la sobria eleganza che veste inglese

Nel XVIII secolo l’aristocrazia britannica vestiva secondo un gusto sontuoso e regolato dal cerimoniale di corte. Le dame sfoggiavano abiti da ballo con corsetti rigidi e ampi paniers a mantenuta, decorati da merletti e ricami barocchi; i gentiluomini portavano giacche lunghe a sbuffo con comodi calzoni corti e grandi fibbie sulle scarpe, spesso indossando altissime parrucche ornate di nastri. In campagna e nelle tenute rurali, la nobiltà del Northumberland, del Devonshire e dello Yorkshire prediligeva invece capi robusti: giacche in tweed verde scuro, stivali alti da caccia e cappelli in feltro con piume. Il tweed, inizialmente usato dai contadini scozzesi, divenne un simbolo del lo stile country aristocratico a partire dagli anni ‘20 dell’Ottocento, grazie alla sua resistenza alle intemperie. Ai primi del ‘900 nacquero le giacche cerate Barbour impermeabili per le escursioni all’aperto. Anche gli stivali Wellington, dal nome dell’omonimo Duca, furono di gran moda, tra i gentiluomini che frequentavano le tenute di caccia, per la loro praticità.

Tra le rocche e i parchi dell’aristocrazia fiorivano nel frattempo nuove vie della moda. Nel 1730 circa, il ricco sviluppo edilizio del Burlington Estate, nel quartiere Mayfair di Londra, portò alla creazione di Savile Row, strada poi dedicata a Lady Dorothy Savile. Inizialmente vi abitavano ufficiali e nobildonne, ma già verso la fine del secolo due figure avviarono la grande tradizione sartoriale britannica: il dandy Lord Beau Brummell, arbiter elegantiae e icona della moda maschile che frequentava i sarti intorno a Cork Street, e John Levik, un precursore dell’alta sartoria inglese che, nel 1790, aprì una bottega lì vicino. Così, Savile Row divenne sinonimo di elegante sartoria su misura (bespoke tailoring): qui, dal 1806 e tuttora oggi, Henry Poole & Co. confeziona abiti su misura, finanche per principi e aristocratici. Già all’inizio dell’Ottocento la sartoria inglese impostava capi sobri, ben diversi dagli abiti barocchi dei secoli precedenti: i gentiluomini abbandonarono le parrucche e le giacche sfarzose, preferendo cappotti aderenti, stivali alti da equitazione e pantaloni lunghi. Al contempo, le donne iniziarono a sfoggiare un’eleganza più a stampo imperiale: lunghi abiti in mussola bianca a vita alta, capelli al naturale e scolli appena accennati.

Vetrina della sartoria Henry Poole & Co oggi.

Ottocento vittoriano ed edoardiano: il trionfo della sartoria maschile

Con il lungo regno vittoriano, la nobiltà inglese confermò uno stile rigido e formale. I gentlemen portavano completi a tre pezzi scuri: giacca a coda o abito da mattina abbinato a un cappello a cilindro, gilè bianco e camicia inamidata. Per le occasioni serali dominava la marsina nera, abbinata a gilè chiaro e papillon, mentre per gli eventi informali era ormai di moda lo smoking, inventato nel 1865 dallo stesso Henry Poole per il Principe di Galles. Anche i completi spezzati divennero elementi chiave: le giacche Norfolk in tweed con tasche a sacco, abbinate a pantaloni robusti, erano l’outfit standard per la caccia e il tiro al piattello. Nel frattempo, Savile Row si affermava definitivamente: nel 1846, Henry Poole aprì il suo negozio sull’omonima via e le antiche sartorie della “Row” iniziarono sempre più a vestire esponenti di case reali e nobili europei. Ai primi del Novecento, dall’incontro tra l’aristocrazia vittoriana e le innovazioni della Belle Époque nacquero nuovi gusti: ad esempio, il giovane Principe Edoardo sfoggiava smoking color crema per cene informali, mentre l’abito da matinée (matinée coat) divenne il capo diurno formale. Le dame, dalla loro, lasciarono gradualmente le gonfie crinoline per corsetti meno estremi e gonne col busto stretto (tournure).

Dame con la prima tournure. Illustrazione dal The Englishwoman’s Domestic Magazine, 1869.

Dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta: sobrietà e rinascita sartoriale

Le due guerre mondiali ridussero drasticamente ornamenti e tessuti; la moda aristocratica dei primi decenni del Novecento divenne più pratica. Tra le due guerre l’etichetta si allentò: gli uomini smantellarono il rigore vittoriano e adottarono giacche più corte, gilet e camicie meno inamidate. Dopo il 1945 la Gran Bretagna, pur in regime di austerità, vide i nostalgici dell’eleganza continuare a prediligere completi su misura e cappotti di lana d’angora. In quegli anni si diffusero il completo spezzato e il soprabito monopetto al ginocchio; per le occasioni formali restava invece predominante il tailleur classico nero. Nonostante la chiusura economica del dopoguerra, Savile Row resistette: negli anni ’60 i suoi sarti riconquistarono notorietà internazionale, rilanciando sagome più snelle e moderne.

Con l’inizio degli anni Sessanta la moda aristocratica inglobò nuove suggestioni: il giovane principe Carlo indossava completi sartoriali slim in colori più chiari e alcuni aristocratici sperimentarono abiti dalla linea affine allo stile “moderno da città”. Al tempo stesso, lo stile country rimase saldo: cappotti Burberry a quadri, blazer doppiopetto Gieves & Hawkes, maglioni in cashmere e stivali da campo (come quelli Barbour) conservarono il loro prestigio. La nuova generazione aristocratica colse l’avvento della Swinging London, senza però rinnegare il passato: la tradizione della sartoria su misura si adattò ai tempi.

Dal postmoderno ai giorni nostri: classici senza tempo

Dagli anni ‘80 in poi gli aristocratici inglesi seppero mischiare tradizione e tocchi contemporanei. Il completo sartoriale resta ancora oggi la colonna portante: smoking e abiti scuri di sera, blazer doppiopetto o abiti spezzati in tweed di giorno. Non mancano reinterpretazioni personali: piccole fantasie (righe sottili, pied-de-poule) e colori tenui (grigio, beige, navy) stemperano i toni classici. Le donne aristocratiche, pur aderendo a mode internazionali, prediligono abiti su misura con linee pulite, cappotti sartoriali e cappelli sobri in occasioni formali. La passione per l’artigianato persiste: oggi le principali sartorie di Savile Row (Henry Poole & Co., Dege & Skinner, Gieves & Hawkes, Huntsman & Sons) continuano a vestire la nobiltà e a garantire oltre cinquanta ore di lavoro manuale per abito.

In sostanza, l’evoluzione della moda nobiliare inglese è stata un susseguirsi di epoche eclettiche ma legate da un filo conduttore: la ricercatezza sartoriale e la qualità dei materiali. Da Lord Beau Brummell a oggi, passando per crinoline vittoriane e blazer anni ‘60, il guardaroba aristocratico britannico rimane un equilibrio tra tradizione sartoriale e contaminazioni caratterizzanti di ciascuna epoca.

Immagine in copertina: Joseph Wright of Derby, “Ritratto di Sir Brooke Boothby”, 1781. Olio su tela, 148,6×207,6 cm. Tate Britain, Londra.

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